UN MARE E DIECI NAZIONI ma di consumo, e i paesi di consumo non fanno paura: di più essa si proietta nel Mediterraneo più in basso di noi, e, se concorrenza ci può fare, non la eserciterà mai nell’Adriatico, del quale parliamo. E poiché - per quanto ciò sia sempre dispiaciuto e dispiaccia oggi forse ancor più agl’ imperi centrali - tra “ gli aventi diritto ’’ ci siamo ancor noi, vediamo di qual natura e di quale estensione è il diritto nostro. Il nostro diritto. Per noi l’Adriatico è la vita di mezza nazione, meglio, è mezza vita della nazione. Un’ Italia senza Adriatico non è immaginabile se non come serva dei paesi dell’ altra sponda, un’ Italia che pur avendo una certa libertà in Adriatico non ne abbia il dominio è immaginabile sol per un breve periodo, quello che cominciato nel ’66 a Lissa deve finire oggi. È immaginabile con poca fatica, perchè l’abbiamo avuta e l’abbiamo ancora così sotto gli occhi, ma ognun sa che essa è appunto così, incompiuta, incerta, minacciata e pericolante perchè non ha il dominio dell’Adriatico. Dominar l’Adriatico significa avere Trieste e Pola e cioè l’unità nazionale, Fiume e Zara e cioè a beneficio nostro e non dei nostri nemici almeno una parte della meravigliosa trincea di isole e di agguati che la natura ha gettato da una sola sponda dell’Adriatico, Valona cioè il comando della porta per la quale non si possa per alcuno entrare nè uscire se non con nostro piacere: dominar l’Adriatico significa essere gli approvvigionatori dei pàesi di civiltà più arretrate che sono sull’altra sponda, significa essere gli unici vettori della produzione che per esso dall’ Europa centrale si avvia al Mediterraneo, aver traffici tra 1’ una e l’altra riva come i ragni li hanno per le file delle lor reti, esercitare il cabotaggio e la pesca, senza pericolo di saltar per aria, vegliare da vicino sulle azioni e sulle intenzioni dei popoli minori che ne abitano la costa orientale. Posseder l’Adriatico significa anche uscirne, poterne - 19 -