UNA CITTÀ CHE NON SI SA DI CHI SIA a Scutari minareti, vi sono moucharabie, vi sono harem e donne velate, vi sono alti muri e abbondantissimi melograni, ma, se si eccettua il bazar (oggi anch’esso assai.... disorientato dalla igiene e dalla viabilità internazionale), il carattere vero orientale, così suggestivo a tutti noi d’occidente, non v’è in alcuna sua parte. Quando vi si giunge, sebbene si approdi alla Dogana, che è presso il bazar, di questo nulla si vede perchè si stende alla nostra destra, mentre la via per Scutari piega a sinistra. Via che ora, dopo che l’amministrazione internazionale l’ha ritracciata e ricostruita, merita tal nome, ma che fino alla primavera scorsa era una specie di letto di torrente motoso e sassoso, dove le già sgangherate vetture si rompevan le ruote e i passeggeri le costole. Nulla di notevole lungo tutto il percorso, se se ne toglie una piccola moschea, la quale reca sull’intonaco dei muri i segni di qualche mistico e ingenuo pennello musulmano, e un ampio cimitero turco che la civiltà stradale degli uomini occidui ha tagliato in due. Ma le pecore vi pascolano lo stesso, gli uccelli vi fan nido e i musulmani vi stendono ancora in pace i lor morti sotto la non grave mora di due pietre, una da capo, una da piè. La moschea di Paruza. Fortunatamente lungo la via - una mezz’ ora dalla Dogana - ciuchi trotterellanti, musulmani in turbanti e cattolici in fez bianco e qualche malissoro col viso fasciato in molti metri di benda, vi dicono che siete in Albania : e vi ricorda che siete anche in Oriente il minareto della moschea di Paruza, la più bella di Scutari, che vi si para dinanzi all’ingresso della città. - 60 -