SCUTARI 109 d’oro e affogata nelle brache di raso a fiorami, d’una scutarina cattolica col bruno volto visibile fra la spuma dei bianchi lini cadenti mollemente fino al ginocchio, con le spalle coperte da un mantello scarlatto il cui grande bavero rettangolare ella alza da dietro fin sulla fronte reggendone con due cordoni sul petto le cocche estreme graziosamente — sarebbero simili a corridoi d’un convento certosino. * » * Due strade tagliano Scutari, dalla collina a levante verso il vastissimo torrente Chiri, lago di ghiaja. Una, la Fuscia Cels, abbastanza carrozzabile ed euroj>ea, vanta la caserma, molti tabaccai, troppi caffè, qualche mereiaio, qualche orefice in filigrana, il giardinetto pubblico con un fanale acceso fino alle dieci di sera, la casa del vali e questo piccolo ma nitido e fresco Albergo d’Europa — il primo e l’unico che ho incontrato in Albania — dal quale vi scrivo, vedendo dalla mia finestra un orto odoroso di pesche