I1A BRÌNDISI a prevf.sa 17 Nelle due o tre strade principali, fuori delle belle mostre dei fruttivendoli — pesche, fichi, mele, pere, visciole grosse e succose bene esposte alle mosche e alla polvere — s’aprono le solite misere bottegucce turche di mereiai e di pasticceri con mucchi di scatolette multicolori contenenti là bottoni o uncinelli, qua confetti di molto gesso o quadratini della solita marmellata all’amido detta lucùm. Cenci luridi tesi fra due bastoni riparano le botteghe dal sole. Fornai e macellai siedono sui banconi bisunti, coi piedi tra le pagnotte e i quarti di carne. Qualche obeso cambiavalute o saràf ebreo, dalla pelle lucida e dalle mani scarne, fa saltare e tinnire nelle palme pochi parà per attirar«’ i clienti. Fra i turchi e i greci in fez, vestiti all’europea o, come si dice in tutto il levante, alla franca, passano i contadini e i mulattieri albanesi abbronzati dal sole, silenziosi, alti e membruti sugl’invasori ellenici e sui dominatori ottomani, fedeli al costume antico, col fez bianco senza fiocco, sulla camicia a larghe maniche il pisch/i eli lana bianca o rossa tagliato a figaretta, la fusta-nella a mille pieghe, le uose di flanella o a — l*' Al&axta