«50 l’albania fretta che quei porti, se fra dieci o cent’anni non dovessero più essere turchi, col nostro consenso non sarebbero mai austriaci. È un buon principio. Anche in diplomazia, parlare chiaro, se non ad altro, giova ad essere capiti subito. Per quanto a chi consideri i vitali interessi politici ed economici dell’Italia in questo paese, possa apparire che essa tra Africa e Cina abbia perduto troppo tempo, troppi danari e troppi uomini prima di trovar la retta via, — mentre l’Austria, maestra di prudenza, si rifiutava di distrarre dalla sua attività pur un fiorino e dal suo esercito pur un uomo per conquistarsi glorie e regni favolosi sul mar Rosso o sul mar Giallo, — è però giusto constatare che, per esserci svegliati da appena tre o quattro anni, abbiamo fatto e facciamo miracoli. La storia e la geografia ci aiutano più della diplomazia. Ve lo mostrerò nella prossima lettera. Intanto per vedere francamente tutta l’ampiezza e la difficoltà del nostro còmpito qui in confronto all'attività austriaca, bisogna pensare che l’Austria da due secoli lavora più contro noi che contro la Turchia per giungere al re-