l’oracolo DI DODONA, ECC. 73 nessun ricordo più, fuori di qualche masso più greve adoperato come termine di due campi finitimi. Anche le famose quercie dell’oracolo qui sembrano scomparse. Solo sulle più basse falde dell’Olitzica, di là dalla valle, sopra una fresca sorgente presso la quale andiamo con un'altra mezz'ora di cavallo a far colazione, è un folto bosco di lecci dalle piccole fronde lanceolate, dure come cuoio secco, fragorose nello stormire. Narra Erodoto che. secondo la leggenda corrente fra quei di Dodona, due colombe nere una volta volaron via da Tebe d'Egitto e una andò in Libia e una giunse qui e, posatasi sopra uno di questi lecci, con voce umana annunciò che da lì col moto del frondame Giove avrebbe parlato. Dopo secoli, nella concorrenza sempre più accanita con Delfo, Giove scelse anche altri modi di esprimersi. Già Platone dice nel Fedro che a Dodona come a Delfo, vaticinava sul trijKxle una sacerdotessa frenetica ; e Cicerone nel primo libro De divina/ione parla di vaselli di rame in forma di navicella, che sospesi ai rami dei lecci si urta-