VALLONE E DURAZZO 89 stanza per la notte. Ringrazio, bevo il caffè e fumo la sigaretta del benvenuto, ma con tutto il rispetto non credo a quello che dice. Infatti tutti i preparativi sono stati cinque o sei metri di mussolina rossa ardente, ben profumata di colla, tagliata a tende e a cortine, appesa intorno al letto e sulle tre finestre della mia stanza. Le tre finestre, esposte tutte al sole, non hanno nè persiane. nè sportelli, ma vetri fatti di molta carta ; e le tende rosse svolazzano al vento, m'assalgono, mi abbacinano e mi soffocano così che devo uscire, cieco, a ringraziare il cancìn del troppo onore. Torno nella stanza a notte fatta, per passare le cinque ore fino all'alba seduto sopra una sedia, contemplando il letto con la sensazione dell'affamato che si trova in un serraglio davanti alla gabbia dei leoni e li guarda con invidia divorare il pasto, ma preferisce morir d’inedia di qua che sbranato di là. AH’alba, con altre cinque ore di cavallo, arrivo a Santi Quaranta, al mare, a un piroscafo del Lloyd austriaco e — quel che più importa dopo due giorni e due notti di veglia — a una cuccetta linda, fresca e can-