DA AUGUSTO AD ALÌ PASCIÀ 39 anche quando sono vuoti, e nella strada maggiore molte botteghe a larga tettoia che servono al rifornimento di tutti i viandanti i quali venendo da Prevesa, da Salahora o da Arta dividono il loro viaggio per Jànina in due, tre, quattro tappe. Noi facciamo colazione, cambiamo i cavalli, e proseguiamo. Poco dopo a Filippiada la gola torna a stringersi, i picchi dei monti a ergersi contro il cielo, il sole a scomparire. Non più quercie ma chiari platani stormenti coprono il fiume giù in fondo all’abisso; la strada è tagliata nella costa, senza un murello o un argine che la difenda dal precipizio. I sonagli dei cavalli squillano nella strettura deserta. Appena ci si ferma per dar fiato alle bestie, lo scrosciare del fiume e il brusìo dei platani laggiù salgono fino al cielo in un rombo assordante, moltiplicato come dal cono vuoto d’un macrofono. Talvolta il fiume ribollente si pacifica in laghetti glauchi tra due scogli che fanno da argini d'una chiusa. Quando più fonda è la forra, appaiono sotto i salci e i platani e i rovi che li hanno invasi, tre rossi archi giganteschi, trionfali, a cavallo dell’abisso. Così rossi, sembrano