VALLONA E DURAZZO 93 bizantini a Durazzo. Giustiniano, che forse è nato poco oltre, ad Ocrida, e il suo pallido Narsete fanno diga per un attimo al diluvio strano. Ed esso ricomincia inesorabile, feroce, vario ma tenace, con l’impeto della valanga a infrangere le colonne romane che da Ni-copoli ad Apollonia s’ erano incoronate d’acanto per amor della Grecia. Serbi, bulgari, croati... Vicino a me, due facce piatte proprio in croato discutono fissando la Dandolo e la Morosini belle, bianche, enormi e solenni che in questo golfo di Vallona, oggi tornano ad alzar contro il cielo i tre colori della mia patria. E io, appoggiato al parapetto del piroscafo austriaco, ascolto la favella barbarica dei miei vicini quasi con gusto. Mi pare che un ciclo stia per compiersi... Chi non ha veduto il golfo di Vallona, non può capire che palpito soffochi ogni italiano a pensarlo per un solo giorno nelle mani d’un nemico. La costa nostra è, di là da questo braccio di mare largo quaranta miglia soltanto, visibile a occhio nudo nelle mattine chiare, con la punta del Sapone e la punta della Contessa, bassa, indifesa, anzi indifen-