DA AUGISTO AD Ali PASCIÀ T,l * * * Salvo qualche capra tra gli olivi e qualche asinaio dal fez bianco che sul basto vuoto, con la sigaretta in bocca, trotta all’ambio verso la città, non s'incontra un'anima. Dopo meno di un'ora, una grande pianura incolta, limitata ad oriente dal mare, a settentrione dai monti, ci si apre a ventaglio davanti agli occhi: qua e là disperse fra i rovi e le felci rosseggiano colossali rovine d’archi e di mura. È Nicopoli, la « città della vittoria *, che Ottaviano, vinto Marcantonio ad Azio, padrone del mondo, estrusse qui con fasto inaudito di terme, di teatri, di moli, di fòri, di statue, distribuendo ai suoi veterani le terre vicine e facendola una delle sette città navarche del futuro impero. Ma il piano di Nicopoli è tornato quel che era millenovecento anni fa. e l’erbe han ripreso contro l'uomo il loro diritto sulla terra, la sabbia e i giuncheti sulla costa. Perfino gli dei sono scomparsi. Di Apollo Azio che ebbe qui per volontà del primo