DA AUGUSTO AD AI.Ì PASCIÀ 33 così che la mente va sùbito alla nostra Taormina e al miracolo del suo teatro, per un confronto. Restano gli immani piloni del proscenio, tronchi. Sopra uno, è cresciuto un olivo ; un altro dalla cicoria selvaggia è stato costellato di fiori turchini. Dell'emiciclo son visibili appena i giri della gradinata, chi: i marmi e i larghi mattoni romani dal ciglio ancóra tagliente sono stati da secoli sac-cheggiati per costruire Prevesa e i villaggi vicini. Di tutti gli archi che coronavano la gradinata, rimangono i pilastri mozzi così che dal centro essi si disegnano sul cielo come una rossa merlatura gigantesca. In cima a due o tre le cicogne bige stanno appollajate sopra una gamba sola, sacre ed immobili. Mentre tra i cardi viola rossi gialli e le felci mi faccio strada col bastone, scendendo, sento muoversi il sasso su cui credo d'aver poggiato il piede; è una testuggine larga un palmo che prima storce la testa rugosa e mi fissa cogli occhi verdi, poi si rintana nella corazza. Intanto i due sovarì galoppando per le scorciatoie hanno raggiunto la mia carrozza e si scusano con due o tre profondi Umettò,