42 I.’ALBANIA Dopo Clissura, la strada si rinserra tra i monti e torna il deserto. Per un’altra ora fino al càn di Viròs non si ode che la voce del torrente, non si vedono che i querceti sulla costa, i piatimi in fondo alla gola sul Luros, le cime nude fiammanti di sole, e qualche aquila che va roteando da un picco all’altro, sostenuta talvolta dall’aria in apparente immobilità, col becco in giù e tutte le penne dell’ali spiegate nitide sul cielo come un animale araldico in campo azzurro. Dopo dieci o quindici ore di questa Svizzera per fortuna degli artisti non ancora pettinata, imbellettata e accomodata a delizia dei cosmopoliti, voi sentite veramente tutta la sincerità dell’orgoglio con cui gli Albanesi vi rammentano che il loro nome ha la stessa radice alb o alp della parola Alpi, e che Skipetar e Skiperia (Albanese e Albania nella lingua nazionale) derivano da skip montagna, e capite tutta l’insistenza con cui gli scrittori locali a capo dei loro libri citano quel passo d’Ippocrate: Tutti quelli che abitano un paese montuoso, ineguale, irriguo, di stagioni variabili, devono essere pronti all’esercizio, pieni di coraggio, selvaggi e feroci.