l’albania altre centinaia di mani si tendono, altre voci pregano e minacciano. Vedo sorgere ombre da ogni lato, di qua e di là dalle grate, con le labbra spalancate, gli occhi neri sfavillanti. E attorno mi si moltiplicano i soldati. Preso per le braccia, sospinto su per le scale arrivo a una stanzetta chiara, dove presso una finestrella al sole cinque o sei condannati lavorano il bosso con ferri rudimentali per farne scatole da tabacco. Rozzi ornati coloriti in rosso e turchino corrono sui coperchi minuscoli. Mentre ne scelgo due o tre, m’informo del lavoro. Per ottenere il permesso, i ferri, il legno essi pagano al capoposto e alle guardie e poi cedono ai rivenditori tanto che a loro arriva appena la ventesima parte del prezzo, pochi centesimi. E ogni scatola intagliata e colorita richiede un mese o due di fatica. I carcerati non hanno che trecento grammi di pane al giorno, e acqua. 11 resto devono portarlo i parenti a chi ne ha, deve darlo quel po’ di lavoro a chi sa. Chi è solo e non sa, dorme invece di mangiare e, quando non ne può più, muore. 11 regolamento carcerario, come si vede, è di una semplicità lineare.