72 i.’albania nasconde affatto i tre soliti meniani della cavea greca e le scale tra i cunei. Nel largo emiciclo dell’orchestra è cresciuto un noce enorme e sono state dai villani distrutte con diligenza le reliquie d’ogni costruzione per la seconda semina del formentone che dovranno raccogliere a ottobre. Dei tre corpi della scena, nessuna traccia più dell’episcenio centrale; solo delle due ali esiste qualche pietra angolare che fa da muro di difesa al campicello seminato. Così ai fianchi sommi della gradinata si innalzano ancora, a ino' di torrioni mozzi fatti di bella pietra concia, le opere di sostegno là dove, scemando il colle, la gradinata doveva agli estremi del diametro essere sorretta artificialmente. Degli altri edifici civili e sacri — come il Témenos a tre terrazze, il tempio di Giove dove poi si annidò una cappella ortodossa, il santuario di Afrodite e i Propilei. — che nel 1875 un ricco e colto greco di Arta, Costantino Carapanos, scavò, delineò con cura in un’opera nota e saccheggiò di mille-ottocento pezzi tra iscrizioni, statue, ex-voto in marmo, bronzo, piombo e terracotta a beneficio della sua raccolta in Atene. —