l6 L’ALBANI A porto a un gendarme lacero e scalzo che s’infila in fretta la giubba dimenticando la camicia, io prendo pacificamente col mio kodak possesso della città, bevo il primo cafìè in un caffeuccio che pute di pesce vecchio, e sono onorevolmente contornato dai primi insetti albanesi — spiriti guerrieri quanto i suddetti Palicàri di Ali pascià. * * * Ahimè, l’interno della città al sole canicolare è troppo diverso dall’esterno sotto la fresca aurora ! Le strade per la manutenzione delle quali ogni epirota dai quindici ai sessantacinque anni paga dodici piastre all’anno di tassa, sono letti di torrente contro i cui macigni gli albanesi si difendono con i loro solidi sarùc, scarpe chiodate a punta ritorta, adatte così ai valichi del Suli e del l’indo come alle passeggiate sul più elegante corso di Prevesa o di Parga. d’Argirocastro o di Jànina.