I.’oracolo di dodona. ecc 71 niamo, volano a velare il sole, il monte Olitzica incombe come la presenza muta solenne ed eterna d’un Dio. Sul suo declivio tutt’un bosco di lecci romba al vento. « Zeu ana, Dodonée Pelasghichè... », invoca Omero nel sedicesimo dell 'Iliade: — O re Zeus. Dodonéo Pelasgico, tu che dimori così lontano e pur governi Dodona, il luogo delle tempeste invernali; e intorno a te i Selli, tuoi interpreti, vivono, quelli dai piedi mai lavati, quelli che dormono sulla nuda terra... Il nostro compagno livornese ci fa osservare alla vista d’un contadino dell'opposto misero villaggetto di Dramisios. la persistenza di questi due ultimi costumi locali. Ma la sua gaiezza si spegne nel paesaggio austero, silenzioso, primordiale, chiuso attorno dai monti, sopra dai nembi sempre più neri. Sotto le prime gocce di pioggia, ci fermiamo davanti al teatro, l’unica rovina grandiosa ancóra visibile. I-a gradinata è nel cavo dell'ultima collina da noi discesa; tutte le lastre dei gradini son là sconnesse dai terremoti e dalle radici delle piante selvatiche, in un caos che