EMILIO FRASCA partenze e non ostante che la Commissione, la quale, per far cosa gradita al popolo, aveva di propria iniziativa, abolito alcuni balzelli ad esso particolarmente invisi, fosse poco dopo obbligata ad applicarne altri non certo più graditi, ordinati dal Governo di Torino, i giorni dal 25 marzo al 30 aprile passarono per Genova relativamente tranquilli. Non tali però per il prigioniero di Palazzo Ducale, che i soliti caporioni di piazza si accanivano a designare al pubblico quale colpevole e pericoloso soggetto da sottoporre a processo criminale. Non sentendosi appoggiati, come a loro sarebbe piaciuto, in quelle loro robespierrane intenzioni nè dalla Commissione, nè dalla cittadinanza, proposero essi di farlo trasferire in Alessandria consegnandolo così nelle mani del Tenente Colonnello Ansaldi. capo del movimento insurrezionale in quella città e guarnigione, ardente carbonaro ed ostilissimo agli uomini dell’antico regime. Venato l’Ammiraglio a cognizione di tale proposta, protestava con tutte le sue forze contro di essa. Tanto più grave era essa nel caso suo inquantochè notoriamente si sapeva che fra l’Ansaldi e lui esistevano precedenti di personale inimicizia. Egli domandava di essere invece mandato in Sardegna promettendo di prendervi stanza e di mai più immischiarsi di affari di Governo. La Commissione, ben contenta di liberarsi dalla responsabilità di tutelare la vita di persona tanto cospicua, si dimostrava subito disposta ad assecondare quel desiderio e faceva, all’uopo, allestire un brigantino. Ma con non minore prontezza, insorgevano contro la decisione della Commissione i fautori del procedimento penale, appoggiati dai più facinorosi elementi della Guardia Nazionale e della studentesca. La Commissione non ebbe l’energia di mantenere gli ordini dati ed iniziò pratiche con Torino chiedendo facoltà di colà trasferire il prigioniero. Da Torino venne l’approvazione, ma a condizione che la Commissione garentisse il mantenimento dell’ordine all’atto della partenza. Questa guarentigia la Commissione non potè dare e il prigioniero rimase dove