9fi EMILIO FRASCA gliessero i proiettili dai cannoni affinchè questi si trovassero preparati per fare la dovuta salve aH’Ammira- pure, saporitamente, se un simile avverbio può essere usato in un caso di questo -genere — nel riferire le discussioni del ponte di comando e del casseretto di poppa circa la situazione, deplorando in modo speciale l'accecamento di alcuni ufficiali più degli altri colti ed intelligenti, e cioè il Conte di Villanova e il Cav. Constnntin di Castelnuovo, i quali, sebbene concordanti con il Des Geneys nel ritenere imprudente da parte del Comandante Kos, di condurre la sua nave a portata di cannone di una forza navale, r.oh |M‘rfettaTnente riconosciuta, pur s’ostinavano anch’essi a sostenere tale forza navale non potere essere che inglese: nessuno voleva ammettere la 1 nssibilità che una squadra francese fosse riuscita ad impunemente violare il blocco dell’Amm. Hotliam. Invano il Cav. Des Geneys persisteva nel richiamare l'attenzione del suo comandante e dei colleglli sulle apparenze del tutto francesi degli seafi e delle attrezzature delle nari in vista, sulla irragionevolezza che le navi inglesi, incontrando una nave di bandiera alleata quale era la sarda, altro non sapessero trovare per farsi da essa riconoscere, e per rispondere alle «ile segnalazioni, fuorché quel semplice spiegamento di bandiere nazionali. Vera tra gli ufficiali chi, pur di non ammettere che lineila squadra fosse francese, non esitava a sostenere dovesse essere una squadra spugnitela formata con navi francesi catturate a Tolone l’anno precedente. La Spagna aveva difatti in quei giorni stretto alleanza con l'Inghilterra, ma perchè — domandava il Des Geneys — avrebbe una squadra spaglinola alzata la bandiera inglese, invece che la propria, incontrando ina amica nave sarda? Mentre queste discussioni continuavano, la. distanza tra 1’« Alceste» e la squadra ritenuta inglese era diventata così breve che ormai ila bordo dell’« Alceste » si poteva ad occhio nudo esaminare ogni particolare delle navi componenti la squadra stessa. Il Cav. Des Geneys, più ohe mai convinto che il suo Comandante stesse commettendo il massimo degli errori, volle ancora provarsi a scuoterne l’ostinazione facendogli osservare come il taglio e i colori delle bandiere inglesi spiegate dalle navi della squadra non fossero quelli in uso sulle navi britanniche, ma invece quelli adottati nell’Arsenale di Tolone, del che ¡potevasi avere conferma esaminando le bandiere della dotazione dell’« Alceste » uscite dalle ollìcine di qucH’Arsenale. Molto a proposito il Cav. Constantin, presente al discorso, e che, come già dicemmo, pur ritenendo anch’egli che la squadra tosse inglese, non approvava che la si avvicinasse senza averne prima la certezza, aggiungeva, dal canto proprio, alla osservazione del collega la citazione di un curioso ricordo. Allorquando nel 1792 una sqnadra spagnuola comandata daU’Amm. Ror.jés era venuta con bandiera francese a sorprendere in Sardegna i Francesi occupanti le isolette di S. Antioco e di S. Pietro ed aspettanti « x-corso dai loro connazionali, una semplice osservazione di un pastore sardo, che assisteva da terra alla scena, era bastata per svelare agli abitanti di quelle isolette die la squadra non era francese. All’acuto occhio del giudizioso pastore non era sfuggito che le bandiere francesi alzate dalle navi della squadra erano tutte nuove senza la menoma apparenza di essere state abitualmente adoperate. «Le riflessioni più semplici e naturali sono troppo umilianti, quando ci vengono suggerite, perchè esse possano — scrive senza complimenti l’A. delle Note — produrre alcun