l’ammiraglio des geveys g i suoi tempi 155 cui osso trovavasi costretto por riscattare sudditi propri. Fra tanti guai od in tanto strettezze, anche questo gravoso dovere pesava sullo spallo di quel disgraziato Governo! Nò ò a diro elio tale dovere fosso dai Principi sabaudi negletto. Carlo Felice, noi tempo del suo vicereame, so ne era, e a più riprese, occupato. Ciò non ostante, noi 1800, e cioè due anni dopo la terribile incursione di Car-loforte, ancora vi erano a Tunisi circa ottocento prigionieri carolini. Carlo Felice no aveva fatto trattare il riscatto dal solito conte Porcile di Sant ’Antioco, o, per mettersi in grado di soddisfare le esigenze dol Boi, il quale protendeva 300 zecchini per individuo (circa (¡000 lire italiane) più il 10 per conto al suo primo Ministro ed altro regalie, aveva anche corcato di contrarre un adeguato imprestito con un banchiere di Verona, ma l’imprestito era all’ultimo momento fallito e con esso anche il riscatto. Qualche tempo dopo, lo stesso Carlo Felice, sperando nella possibilità di meno esosi patti, aveva ricorso ai buoni uffici del Comandante di una fregata russa che si trovava allora nel porto di Cagliari, il quale Comandante si recava infatti a Tunisi quale nuovo intermediario sardo, ma niente più rieseiva ad ottenere fuori che il Bei ritardasse la. già da lui decisa, vendita eli quegli infelici al miglior offerente. Vittorio Emanuele, appena succeduto al fratello Carlo Emanuele, oi*dinava che fosse ripreso il negoziato, facondo, nel contempo, dal suo protettore od amico, lo Czar di Russia, pregare il Sultano di Costantinopoli affinchè con la propria autorità inducesse il Boi a mostrarsi più arrendevole, ma questi, con abili tergiversazioni, trovava modo rii mantenersi più intransigente che mai. Solfando lo straordinario prestigio, onde, anche sullo spiaggie africano, era allora circondato il nomo di Napoleone, valso a condurre finalmente il negoziato in porto. Prima che terminasse il 180:5 i poveri Carolini poterono infatti essere a tollerabili condizioni liberati, ed appunto por intervento di Napoleone. Giustamente fu lodato, e ancor si loda, questo atto di umanità del gran Corso; devosi però anche ricor-