L’AMMIRAGLIO DES GENEYS E I SUOI TEMPI 327 patria le notizie dell’impresa compiuta. Nonostante la sua viva impazienza, fu dal cattivo tempo trattenuto a Malta più giorni. Nel frattempo ebbe la molestia di dover fare rettificare, per mezzo del Console sardo, « una mala spiegazione del redattore» della Gazzetta di Malta, probabilmente riguardante gli ultimi avvenimenti tripolini: dal che si potrebbe dedurre che fino da allora le imprese degli Italiani a Tripoli non fossero con giustizia c correttezza da tutti apprezzate. Lasciato finalmente e con tempo ragionevole, il giorno 9, quel porto, nella tranquillità della navigazione conduceva a termine la lunghissima sua relazione del 10 ottobre, da noi già tante volte citata e della quale dobbiamo ancora riprodurre un ultimo piccolo brano: «Il nostro affare fece molto bene a S. M. il He di « Napoli, mentre con 12 a 15 mila pezzi, il Vascello ar-« rangiò il suo affare, il Bascià dimandava cento mila «pezzi, il Console di Svezia aveva pagato (>5000 pagando «un annuo tributo, il Bascià sul rapporto che noi era-« vaino inferiori ai Svedesi pretendeva tributo, il brik «olandese arrangiò il suo affare per 5000 pezzi duri « l’anno. « Dei stranieri avevano messo all’orecchio del Ba-« scià che la nostra Marina era principiante e malamente «organizzata e che il Comandante non fa che infanfa-« rollate per intimorirlo, ma sarebbe bene sostenere, «mentre dai Sardi otterrebbe danaro e tributo. «Il danno cagionato alla flottiglia tripolina è stato «stimato dalla gente del paese da 6000 a 7000 circa « pezzi duri atteso che tutte le vele, sartiame, alberatura « e porzione delle gomene sono rimaste bruciate ». Trionfali furono le accoglienze che ebbe il Sivori al suo arrivo in Genova. Da ogni parte entusiasticamente si acclamava alla prontezza, all’abilità, alla fortuna con le quali egli ed i suoi dipendenti, pur non disponendo che di limitati mezzi, e non ostante la quasi continua avversità degli elementi, avevano saputo ridurre alla ragione