62 EMILIO FRASCA e la improvvida preferenza da lui accordata all’apparenza piuttosto che alla sostanza dei diversi servizi, avevano a poco a poco distratto le instituzioni militari piemontesi dal loro principale ed essenziale scopo, quello dell’effettiva preparazione della guerra. Così avvenne che, all’atto dell’invasione francese, nè l’una nè l’altra delle sopradette due provincie di confine si trovassero, sia per mezzi di materiali di difesa, sia per quantità e qualità di difensori, in condizione da opporre valida resistenza agli invasori. Supremo comandante militare e governatore della Contea di Nizza era in quel tempo l’ottuagenario generale svizzero (1) De Courten, veterano delle guerre di Carlo Emanuele III, ed in gioventù ardito e valente soldato, ma ormai rammollito dagli anni e dalla vita di ufficio. Scarse truppe stavano sotto i suoi ordini. Il Governo centrale aveva bensì, di recente, mandato nella città di Nizza qualche rinforzo, ma, più che per scopi militari, per mantenere l’ordine e la quiete in quella città dove continuamente giungevano da oltre frontiera, compromettenti personaggi della Corte e della Nobiltà cacciati dalla rivoluzione, e nello stesso tempo numerosi e turbolenti propagandisti di rivoluzionari principi. Ma tale provvedimento più che ad altro era servito per offrire motivo alla ombrosa Repubblica di imputare a Re Vittorio intenzioni ostili verso di essa. Non usurperemo noi il compito degli scrittori di gravi libri di storia indugiandoci a minutamente raccontare come divenuti oltremodo tesi, per le sempre maggiori esigenze della Repubblica e per l’intransigenza del Sovrano piemontese, i rapporti tra i due Stati, Re Vittorio, deciso a virilmente affrontare sino in fondo la difficilissima sua situazione, si rivolgesse prima, ma senza fortuna, agli altri Stati d’Italia, proponendo loro di al- ti) E’ noto come in quel tempo quasi tutti gli Stati d’Europa, mantenessero al (proprio set-vizio truppe mercenarie svizzere. Ciò faceva in ristretta misura anche la Monarchia piemontese, e non in luogo, ma a complemento delle sue truppe nazionali.