216 UMILIO PBASCA tannica i sudditi sardi ma si assunse di far sapere al Bey che se dentro quattr’ore non avesse mandato al sardo Comandante condizioni accettabili questi avrebbe cominciato le ostilità. Appena tornato a bordo, il Sivori radunò i suoi Comandanti e comunicò loro le sue intenzioni ed un piano di bombardamento della piazza da lui precedentemente preparato. Le condizioni del mare, a causa del fresco vento che spirava da Nord, non avrebbero però permesso ai grossi legni della divisione di portarsi a portata di cannone senza rischio di scadere sui prossimi scogli e bassifondi. Fu quindi deciso di effettuare la notte stessa un attacco di sorpresa nel porto con tutte le lancie della divisione armate in guerra per incendiare le navi bollicali ivi presenti. Queste navi, delle quali il «Tritone» aveva potuto constatare, nelle sue precedenti ispezioni, il numero e le forze, erano un brigantino da 12 cannoni, due golette da 6 cannoni ed alcuni altri legni minori, ancorati tutti sotto le mura del castello beilieale. L’impresa era audace dappoiché per compierla era necessario non solo aprirsi la via attraverso i pericolosi meandri del l’imboccatura e dell’interno del porto, ben diverso allora da quale è presentemente, ma soprattutto esporsi al doppio fuoco delle navi prese di mira e delle numerose fortezze e batterie coronanti l’insenatura del porto stesso. Ma comandanti, ufficiali ed equipaggi si accinsero con entusiasmo ad eseguirla, e quando si procedette alla scelta del personale per formare l’armamento delle imbarcazioni ascendente in tutto a 250 uomini, tutti volevano imbarcarsi, cosicché fu necessario ricorrere a mezzi disciplinari per far ritirare i non prescelti. Undici imbarcazioni dovevano prendervi parte e cioè la grande scialuppa e tre lancie del « Commercio » rispettivamente comandate dal Tenente di vascello Cav. Mameli secondo di bordo, dal Sottotenente di vascello Cav. Burgagli, dal Sottotenente del battaglione Beai