300 EMILIO FRASCA vano cominciato a sperimentare gli elevati prezzi del mercato. E come aveva pensato così egli scrisse. Il 21 settembre, cioè in meno di un mese, il brigantino «Zeffiro» da lui adoperato come messaggero fra Tangeri e Gibilterra, gli recava le risposte dell’imperatore alla lettera di Carlo Felice, e alla sua, accompagnata dall’approvazione che il Console inglese assumesse le funzioni di Console sardo. Niente avrebbe potuto fare maggior piacere all’Ammiraglio che questa ultima approvazione. Egli scrive nella sua relazione che la bandiera mercantile sarda era quella, che, dopo l’inglese, più spesso si vedesse in quel tempo nella rada di Tangeri. Avere ora assicurato alle navi ed ai commercianti sardi — che senza tema di sbagliare, potevansi addirittura chiamare genovesi — la protezione a cui avevano diritto, era un primo e grande beneficio che egli si sentiva giustamente soddisfatto di essere riuscito ad ottenere. La bandiera sarda fu alzata sulla casa consolare di Mr. Douglas, accanto alla britannica, e salutata dai cannoni non solo dello « Zeffiro » ma anche delle batterie marocchine della piazza. Messisi poi l’Ammiraglio e Mr. Douglas in dirette relazioni fra loro, presero tutti gli accordi necessari per il funzionamento del Consolato in armonia con le leggi sarde e le consuetudini locali, non dimenticando l’Ammiraglio di fare partecipare anche i marinai sardi ad una filantropica opera di riscatto dei naufraghi cristiani fatti schiavi dalle tribù litoranee marocchine, fondata con un lascito inglese e di cui già fruivano oltre gli Inglesi, anche Americani e Francesi. Quanto al trattato con l’imperatore, l’Ammiraglio, portatone a compimento lo schema secondo le istruzioni del proprio Governo e le consultazioni locali, lo consegnava a Mr. Douglas affidandogli l’incarico di presentarlo all’imperatore e farlo da lui firmare alla prima favorevole occasione di venuta dell’imperatore a Tan-