MI) EMILIO FRASCA possedesse in quei giorni che un numero assai limitato di navi, parte delle quali aveva anche mandato a pirateggiare a danno dei Greci nei mari del Levante, si considerava sicuro che la sua tracotanza avesse a intimidire e render pieghevole ai suoi capricci il Re Carlo Felice, che già tante volti-, quando era Viceré di Sardegna aveva dovuto rassegnatamente sopportare lo invasioni e piraterie barbaresche. Non lieve fu perciò la sua meraviglia quando, verso la metà di settembre vide una nave da guerra, riconosciuta poi per la corvetta sarda il «Tritone», comparire al largo di Tripoli, incrociare assiduamente in quelle acque a protezione delle navi da commercio di bandiera sarda e sposso avvicinarsi di tanto al porto da poterne bene esplorare l’interno. Ma altra e ben maggiore sorpresa gli era preparata, che la mattina del 24 settembre apparvero innanzi a Tripoli le due fregate sarde «Commercio di Genova » e « Cristina », il brigantino « Ne-reide » più quattro altre navi le quali non erano di fatto che quattro navi da trasporto cariche di personale e materiale per l’impianto di nuovi Regi Consolati in diversi scali del Levante, dove la squadra doveva recarsi dopo accomodata la vertenza tripolina, ma che accorta-mente mantenute molto al largo potevano benissimo, viste da terra, sembrare anch’esse navi combattenti. Comandante superiore di questa squadra era il Capitano di vascello Sivori con insegna di comando a bordo del «Commercio». Degli ufficiali superiori della R. Marina, il Sivori non era tra quelli cui per anzianità e benemerenza di servizio od anche per aderenze di casta e di famiglia, quel comando avrebbe potuto spettare. E l’Animiraglio Dos Geneys, invitato dal Governo di Torino a scegliere por il comando della squadra una persona capace, oltre che di abilmente trattare col Rascia, di saper anche prenderò quelle risoluzioni che, pur evitando finché possibile atti decisamente ostili, fossero richieste dalle circostanze, aveva infatti pensato prima al Contrammiraglio Rica