EMILIO PRASCA della riforma delle galere in poi, che riuscisse a compiere ima preda sui Barbareschi. Ciò avvenne il 13 luglio 1789 all’altezza di Capo Posada dove un legno piratico tunisino stava per approdare sulla costa di Sardegna, quando fu sorpreso, combattuto e catturato dalla flottiglia comandata dal Des Geneys. Dalla corrispondenza tra il Viceré di Sardegna e il Governo di Torino (1) abbiamo qualche maggiore particolare circa questa impresa del Comandante Des Geneys. Vi concorsero entrambe le mezze galere e cioè, oltre la « Beata Margherita » da lui comandata, la « Santa Barbara » comandante Porcile, e le gondole « Furetto » e « Sordina », le quali, a quanto pare, e probabilmente per la scarsa profondità delle acque nelle quali accadde il combattimento, ebbero in esso parte principale. La catturata nave nemica, che nella corrispondenza è qualificata come « Scappavia » (2), fu tosto trasformata in nave da guerra sarda e denominata « Sorpresa ». L’affermazione del Memoriale che fosse questa la prima preda fatta da ufficiali del corpo della Marina (ossia di vascello, provenienti da Villafranca) dopo la loro entrata in servizio al comando delle mezze galere, è, a rigore, esatta, ma ciò non vuol dire che queste navi non avessero già reso con altri comandanti eccellenti e fruttiferi servizi. Nell’agosto 1787 la « Santa Barbara », comandante Vittorio Porcile, momentaneamente distaccata dalla flottiglia del comandante Cav. di Benevello, aveva brillantemente battuto e catturato, nelle acque di Carlo-forte, una galeotta barbaresca, divenuta, per la solita trasformazione, quella gondola sarda « Furetto » che, comandata da corto pilota Sante Bistolfo. e proprio sotto gli ordini superiori del comandante Des Geneys, partecipò, come dicemmo, al combattimento del 23 luglio (1) Archivio di Stato di Torino - Carteggi Viceré Sardegna 1789. (2) « Scappavia » o meglio « Saettia », bastimento coperto, attrezzato con tre vele latine, di scafo lungo, acuto corridore» (Vocabolario Marina e Miniare del P. Gugijelminotti. Tip. Voghera, Roma, 1889: pag. 1539 e 1583).