(L'AMMIRAGLIO DES GENE Y 8 K I SUOI TEMPI 24!) « e il contegno che loro si conviene. Tutte le misure sono « prese onde reprimere i malevoli, se ve ne ha, i quali «tentassero di turbare la pubblica quiete e concordia. Conte Giorgio Dks Genkys». Come si vede, l’antico Governatore di Oneglia, si valeva ora, quale Governatore di Genova, e sempre con perfetto garbo, degli stessi argomenti allora adoperati, per far sentire ai suoi amministrati la voce della propria autorità insieme a quella della saviezza. L’effetto delle sue parole, come quello del suo contegno, furono ancora una volta eccellenti. I Genovesi, pur non dissimulando la loro esultanza, ancora seguitarono a mantenersi tranquilli. Ed anzi la sera dell’affissione del proclama, la Camera di Commercio della città mandava una sua deputazione aH’Ammiraglio «per ringraziarlo delle sue sollecitudini alle quali era in gran parte dovuta la conservazione della quiete e del commercio ». E, sempre quella medesima sera, il Consiglio generale del Corpo di città all’unanimità deliberava di inviargli altra deputazione con incarico di esprimergli « la civica riconoscenza per avere egli, nei passati giorni, tanto contribuito a mantenere la tranquillità e pubblica confidenza con la sola via delle ottime maniere senza adottare alcuna misura allarmante che sarebbe stata di pregiudizio al corso ordinario dell’industria e del commercio della città ». Naturalmente l’Ammiraglio non aveva, nel frattempo, trascurato di prendere, com’era suo dovere, le opportune provvidenze per trovarsi, in caso di necessità, preparato ad altrimenti appoggiare gli argomenti della persuasione. Non gli era, per vero, ignoto che, per mezzo di emissari del carbonaresimo e di segreti* corrispondenze con i cospiratori militari del Piemonte, e sopratutto con quelli della Piazza di Alessandria, dove il lavorio rivoluzionario crasi più largamente esteso, questo lavorio aveva da qualche tempo cominciato a diffondere le sue propaggini anche fra le truppe della guarnigione-