270 EMILIO PRASCA Rispondeva il Bubna che la guarentigia dell’Ammiraglio non gli lasciava dubbio circa la assicurata obbedienza del Ducato agli ordini del Re, e che perciò egli si sarebbe astenuto dal recare inquietudini ai Genovesi con l’invio di truppe proprie sul luogo. Ciò confermava nello stesso tempo il La Tour, facendo sapere che i presidi militari della città e Ducato sarebbero stati esclusivamente composti di truppe regie. L’Ammiraglio si affrettava a partecipare queste buone notizie alla popolazione genovese con 1111 nuovo proclama in data Ili aprile. Dopo avere, in questo proclama, rinnovato i sensi della gratitudine per la calma degli abitanti e per il servizio della Guardia Nazionale e promesso di non giovarsi dei poteri illimitati conferitigli il 2‘.\ marzo se non in prò del R. Servizio e in vantaggio della popolazione egli aggiungeva: «Gli avvenimenti recentemente accaduti hanno prodotto una scossa di cui è necessario provvedere alle conseguenze che potessero in queste parti menomamente alterare il buon ordine, la pubblica quiete e quella confidenza che deve regnare in 1111 popolo industrioso, commerciante e pacifico qual’è il bravo popolo genovese». A queste amorevoli parole seguivano le tranquillanti notizie sopra accennate (1). La situazione non cessava però di essere sempre molto delicata. Gran numero di militari sbandati dalle truppe che avevano aderito al movimento costituzionale e di fuggiaschi politici di Torino e del resto del Regno si dirigevano in quei giorni verso la Liguria, (> particolarmente verso Genova, già come dicemmo, designata nei loro progetti, quale ultima base di resistenza in (-aso di disfatta, e dove, non ostanti gli avvenuti mutamenti, ancora speravano potere trovare appoggi e salvezza. Prudentemente l’Ammiraglio dispose che fosse loro vietato l’accesso nella città ed incaricava un Colonnello Rapallo, persona di sua particolare fiducia, di trattenerli. a misura del loro arrivo, nel sobborgo di Sam- (1) Gazzetta di Genora. 14 aprile 1821.