l’ammiraglio des gexeys e i suoi tempi 110 di fuorusciti e rispettivamente preparate in Lombardia, in Liguria e nel Delfinato, venne combinato sotto la mal celata iniziativa ed assistenza delle maggiori Autorità militari e diplomatiche francesi allora presenti in Italia, mentre mandatari forestieri e mestatori nazionali a tutta forza lavoravano per fomentare nel popolo malcontenti e ribellioni. Nei primi giorni di aprile l’assalto cominciò dalla parte di Francia presso Pinerolo, ma soltanto con forze di limitata importanza, che il Direttorio, per gettare definitivamente la maschera, preferiva aspettare più maturi eventi. In ogni modo quella incursione veniva prontamente respinta da una piccola colonna mobile mandatale incontro dal Governatore di Pinerolo. Più importante fu l’assalto della spedizione proveniente dalla Repubblica cisalpina, sferrato, pochi giorni dopo, presso Pallanza, d’onde le forze dalle quali la spedizione era composta riuscivano a fare qualche progresso nelle regioni circostanti. Ma, anche colà, le regie truppe, sdegnosamente respingendo gli incitamenti a defezionare loro rivolti dagli invasori, opponevano ad essi valida resistenza, e, prima che l’aprile finisse, riuscivano, sebbene non senza sangue, ad averne ragione. Il terzo assalto finalmente, quello sulla frontiera ligure, cominciò il 27 aprile con il passaggio nei domini sardi prossimi a Novi Ligure, di una grossa mano di fuorusciti ed avventurieri partiti dalla terra di Carrosio, appartenente essa pure al Regno, ma inclusa nel territorio della Repubblica ligure, e divenuta, negli ultimi tempi, sotto l’egida di quel Governo, ricovero e (piarti« generale dei ribelli ed agitatori contro la Monarchia piemontese. Troppo a lungo ci trarrebbe il raccontare le fazioni militari e le pratiche diplomatiche provocate da quella invasione, la tracotanza della quale, sostenuta dal Rappresentante francese in Genova, fu tale e tanta da determinare perfino nel mite e cauto animo di Re Carlo risoluti propositi di resistenza e di azione. Era quanto gli insidiatori francesi volevano. Il 6 giugno la Repubblica ligure, da essi istigata, dichiarava senz’altro