22 EMILIO FRASCA modesta, ma già cospicua in confronto ai limitatissimi assegni ad essa concessi da Re Carlo Emanuele III, divenuto negli ultimi anni del suo regno (egli mori appunto nel febbraio del 1773) parsimonioso fino ali’avarizia, Eppure, non molto tempo addietro, regnante lo stesso Carlo Emanuele III — il quale, nonostante la sua parsimonia, fu certamente, come ognun sa, uno dei maggiori Principi di Casa Savoia — la Marina da guerra sarda aveva accennato, e proprio per volere di lui, ad acquistare ragguardevole importanza. Egli non potendo aspirare a possedere una forza navale di primo ordine, si era prefisso di avere almeno navi essenzialmente moderne. Messe perciò da banda non solo le vecchie galere; ereditate da Vittorio Amedeo II suo padre, ma anche quelle da lui stesso fatte costimi re e vantaggiosamente impiegate nelle acque di Liguria e di Corsica durante la guerra della Prammatica Sanzione, aveva, nel 1763, comprato in Inghilterra un vascello, il « San Carlo», ed una fregata, il «San Vittorio», ed arrolato colà un scelto manipolo di ufficiali e capi d’arte navali per un ammaestramento del personale proprio nel maneggio di quelle navi e nella preparazione di altre consimili che egli intendeva far costruire nel suo arsenale di Villafranca all’uopo ingrandito e rimodernato. Tali innovazioni furono allora chiamate col nome collettivo di Riforma delle galere. Ma, in breve, come tanto spesso suole accadere per le cose nuove, e specialmente in quelle marittime, le spese cominciarono a superare di molto le previsioni, mentre la pessima riuscita delle due navi acquistate in Inghilterra, e, per risparmio di spesa, non nuove, contribuiva, a sua volta, a raffreddare le propensioni del Re per gli armamenti navali. Ne venne che la trasformazione delle Marine non solo non ne aumentò la potenza, ma ne rese la esistenza più stentata di prima. La costruzione di una nuova fregata messa sullo scalo a Villafranca si trascinò così a lungo, che, diventate nel frattempo affatto inservibili le due navi inglesi, si riconobbe necessario ed urgente di procacciarsene dall’estero