i/ammiraglio des gbneys e r SUOI TEMPI essendo disceso al mare dalle infranciosate sue Alpi, non poteva non essere orgoglioso di sentirsi e dirsi cittadino e marinaio italiano. Ma qualunque conto egli facesse dei ragionamenti del Turri, veramente buon italiano e lungimirante fautore della fortuna di Casa Savoia si dimostrò egli, come ci narra uno storico degno di piena fede, quando, nel 1814 all’atto del ritorno del Re Vittorio Emanuele, non esitò a consigliargli, contrariamente ai suggerimenti dei suoi più ascoltati cortigiani, di non prestarsi alla reazione e di conservare per il momento le leggi ed i funzionari dell’impero. E buon italiano oltre clic uomo di animo nobilmente generoso lo sperimentarono i Genovesi quando in occasione dell’insurrezione del ’21, tenne il contegno da noi ricordato. Sarà attribuirgli merito non avuto, il considerare la condotta da lui tenuta in quell’occasione, quale prova di comprensione e di compatimento per le aspirazioni de’ suoi connazionali, che la manifestazione di quelle aspirazioni eccedettero fino a violenze contro la sua stessa persona1? Ivi la naturale sua generosità venne in aiuto al compatimento politico completando una condotta di cui non è facile trovare altri esempi nemmeno nelle storie dogli uomini veramente grandi e magnanimi. Si oda, a tale proposito, ancora un episodio degno di essere ricordato. Qualche anno dopo i tumulti del ’21. l’Ammiraglio venne a sapere che un giovane, certo Pe-ragella, il quale in occasione di quei tumulti aveva partecipato alle violenze contro la persona dello stesso Ammiraglio, era segretamente tornato a Genova e stava per cadere in mano della Polizia. 11 Des Genevs mandò a chiamare il padre di lui e non solo lo avvisò del pericolo del figlio consigliandolo di farlo partire al più presto, ma gli diede una scorta di denaro per la spesa del viaggio. Tale fu politicamente Giorgio Des Genevs.