KM ILIO FRASCA l'animo di quella popolazione indomabilmente appassionata di indipendenza e di libertà. Già, tino da allora, Genova si avviava a diventare — come fu sempre dipoi — uno dei principali centri di attività di quel nuovo e potente impulso di nazionale riscossa contro le odiose imposizioni della Santa Alleanza, che, rapidamente diffusosi, mediante propagande e cospirazioni, da un e-stremo all’altro della penisola, non solamente turbava : sonni dei deboli sovranelli italiani, ma cagionava gravi preoccupazioni allo stesso formidabile Governo austriaco loro tutore e maestro. Appunto pochi giorni dopo la nomina del Des Genevs, era giunta in Genova la notizia clic i Napoletani, passando dalle cospirazioni a gesti concreti, erano insorti, a furia di popolo, contro il loro Re Ferdinando I, obbligandolo a concedere la Costituzione, da lui, infatti, concessa e solennemente giurata, salvo — com’è noto — a rinnegarla, mandandone a supplizio i promotori, non appena si trovò appoggiato dalle baionette austriache. Grande impressione aveva prodotto tale notizia sui Genovesi, nè certamente aveva contribuito ad alleggerire all’Animi raglio il grave peso delle sue funzioni e della sua responsabilità. Per vero, non solamente a Genova, bensì anche in Piemonte, le aspirazioni popolari si accordavano ormai apertamente con quelle manifestate dai Napoletani. Tuttavia i Piemontesi, per secolare consuetudine avvezzi alla disciplina e all’ordine e sinceramente affezionati alla Dinastia Sabauda, non erano nella loro maggioranza, propensi a rivoluzionarie violenze. Concorreva, d’altronde, a mantenerli in tale stato d’animo la condotta dell’onesto Re Vittorio, il quale, sebbene tuttora esitante di fronte al grande problema del Governo costituzionale, da qualche tempo sembrava avere smesso molti de’ suoi vecchi pregiudizi, e, coadiuvato da nuovi ministri d’idee più larghe e moderne di loro predecessori, si dimostrava, con numerose riforme, più che mai benevolo e premuroso verso i suoi sudditi. Ma fra questi vi erano elementi, i quali, facendo appunto a fidanza con la bontà del Sovrano, ed