XV. Una missione diplomatica Il Re Vittorio Emanuele era certamente degno e meritevole di quel tanto lungamente e fiduciosamente atteso favore degli eventi, che alfine, restaurava, nella sua persona, la posizione od i destini della sua Casa. Purtroppo, però, nè egli, nè la maggioranza di coloro che avevano con lui condiviso le tribolazioni del quindicennale esilio, e che ora, facendo valere antichi servizi e aderenze fa-migliari, si erano affrettati a nuovamente stringerglisi intorno, si trovavano in grado di esattamente valutare le inevitabili conseguenze dei grandi cambiamenti verificatisi nella coscienza e nelle aspirazioni dei popoli, che. prima la Rivoluzione francese, e poi l’impero napoleonico, avevano, durante quei quindici anni, associato alle loro vicende Per essi tuttociò che era in quel frattempo accaduto non era che un brutto sogno: nel loro giudizio era semplicemente naturale che ogni cosa dovesse riprendere l’aspetto e l’andamento di pi-ima. La divertente descrizione che Massimo d’Azeglio, nei suoi Ricordi (1) ci ha lasciato del solenne ingresso di Re Vit- ti) M. D’Azeglio: 1 miei ricordi, voi. I, cap. IX. Firenze, G. Bar!>era, 1899.