280 KMTUO PRA8CA Meritate soddisfazioni delle quali l’Ammiraglio a-vrebbe maggiormente goduto, se egli, pur trovandosi ormai dispensato dall’ingerirsi in questioni politiche e poliziesche, non avesse dovuto assistere al succedersi delle inquisizioni e dei processi che si andavano giornalmente svolgendo sotto i suoi occhi, non solo contro quelli autori e cooperatori dei passati disordini, che e-rano espatriati, ma ancora contro quelli che non avevano potuto o voluto espatriare. Sopratutto penoso fu sicuramente per lui il vedere implicati in quei processi parecchi ufficiali del 2° regg. d’Artiglieria di Marina e quindi i suoi diretti dipendenti, i quali per il loro contegno durante i disordini e poi per avere condotto i loro soldati a prender parte alla spedizione insurrezionale di Novara si erano apertamente compromessi. Punizioni relativamente lievi ebbero quelli ufficiali, nè certo nocque loro avere, nella persona del Des Ge~ nevs, un grosso santo in Paradiso; ma tutti perdettero grado ed impiego, mentre il Reggimento veniva, come malfido, disciolto per essere più tardi ricostituito coi nome di Regg. Reai Navi (1). Non derivò, comunque, da questo fatto, sensibile turbamento al progredire della Marina. Grazie al nuovo vigoroso impulso portatovi dal-l’Ammiraglio con la riacquistata possibilità di dedicarci tutte le sue cure, essa, col nuovo anno si trovò alfine in grado di armare una squadra degna di fare decorosamente sventolare il vessillo sabaudo accanto a quelli delle squadre delle altre nazioni aventi interessi nel Mediterraneo. Era troppo giusto, e naturale, che Comandante di questa squadra fosse — come fu — egli medesimo. Quanto tempo passato, e quante vicende attraversate, fra il lontano giorno del luglio 1773, quando il tredicenne guardiamarina Des Genevs s’imbarcava per la prima volta nella rada di Villafranea, a bordo della (1) Gen. N. Brancaceio.