iL’AM miraglio dks OENKYS K I SVOI TKMPI 233 cennammo ad impiegarla. Le comunicazioni con la Sardegna. la polizia del mare, la protezione del commercio marittimo presentavano sempre maggiori esigenze, nè lieve compito era per la Marina quello ad essa, in modo particolare, affidato della sistemazione del servizio consolare, affinchè la bandiera del nuovo Regno fosse riconosciuta e rispettata nei porti esteri, e specialmente in quelli dell’Africa settentrionale e del Levante, dove le navi genovesi andavano riprendendo i loro antichi traffici. In seguito ai trattati, che, sotto le imposizioni dei cannoni di Lord Exmouth, le* Reggenze africane erano state costrette a concludere col Regno di Sardegna, questo aveva acquistato il diritto di tenere consoli a Tripoli. ;i Tunisi, ad Algeri, a Tangeri e vice consoli nei porti minori, a tutela degli interessi di navigazione e di commercio dei proprii sudditi, compresa la pesca del corallo che i Genovesi usavano esercitare in diversi punti di quei paraggi. Per istanza del Dos Geneys, e sempre coll’appoggio dell’amica Inghilterra, il Governo di Torino stava i-noltre trattando, in quei giorni, con l’impero ottomano per ottenere, come ottenne, la instituzione di consolati sardi anche nei porti di quel l’impero e l’ammissione delle navi di bandiera sarda a trafficarvi allo stesse condizioni di quelle delle maggiori nazioni europee. L’insediamento di un nuovo consolato non era allora così semplice funzione come potrebbe esseri1 oggi. Per ciascun caso occorreva una espressa e solenne spedizione di personale e di materiale sotto la protezione di una o più navi da guerra. E tale funzione ora inevitabilmente preceduta e seguita da più o meno prolungate pratiche di carattere diplomatico, nelle quali, quando si trattavi«, di consoli sardi, il Comandante in capo della li. Marina non mancava mai di avere la sua parte, rimanendo poi in continuata relazione con quei funzionari, che erano, d’altronde, anche suoi diretti dipendenti per molte dello loro attribuzioni. Della corrispondenza dei Consoli sardi di quel tempo, e particolarmente di quelli dei porti di