67 tando i segni ch’egli facea col cappello verso di loro a dimostrare ch’era ancor vivo, vedendo quest’uomo così lontano da loro, lo ritennero una spia del nemico, e ne riferirono tosto all’ufficiale sorvegliante i lavori, il quale spedì alcune barche a quella vòlta. Ricondotto lo Stefani, disse a sua scusa, essere stato colà spedito da un ufficiale in occhiali (i quali appunto Cosenz portava). Intanto ch’ei subiva l’interrogatorio di Ulloa, comandante il circondario, corre tra’ lavoranti la voce che fu ritrovato nella barca dch’arrestato l’occorrente per dar fuoco ad una mina, ch’egli era quindi un traditore perchè voleva far saltare il piazzale. Ulloa, essendo per disgrazia assente il colonnello Cosenz, non credendosi bastantemente istrutto a giudicarlo, lo manda alla prefettura d’ordine pubblico. Rimesso in barca lo Stefani in mezzo a’ soldati, la moltitudine inferocita grida al traditore, e non vale all’infelice il protestarsi innocente ed Italiano, chè, senza sapere quel che si fanno, lo prendono a sassi. La barca avvicinatasi alla riva, sette od otto più furenti si slanciano in acqua, si avventano contro l’infelice, e trattolo a terra, a furia di sassi e di badili lo resero vittima d’un patriottico fanatismo. 11 Tommaseo, ad espiazione del fatto, propose nell’Assemblea che la famiglia dello Stefani fosse con distinzione soccorsa dallo Stato, e fosse posta in luogo pubblico questa iscrizione: « Ad Agostino Stefani — Muratore che offerse la vita — Per dar fuoco là dov’era il nemico sul Ponte — E per ¡sbaglio fu sospettato dai suoi — ed ucciso ■— Venezia pose questa memoria —• con gratitudine addolorata. — Giugno 1849 —