9 III. Come venivano inscritti, si mandavano tosto a Mar-ghera. Quel forte presentava allora l’aspetto della più grande operosità e varietà. Quando que’ di Mestre fecero il colpo di mano d’impadronirsene, trovavasi esso quasi del tutto disarmato, com’è un forte in tempo di pace, con piccolissima guarnigione. Dopo il giudizioso abbandono di Padova per parte de’ nostri, il nemico spingevasi sotto Marghera, e la bloccava, dal lato di terraferma, il 18 di giugno, stanziando a Mestre con un grosso corpo di osservazione. Allora vedevi nel forte di Marghera una folla di persone affaccendate, chi in trasporti e lavori di terra per riparare le opere di fortificazione, già in gran parte demolite, chi in trascinare e collocare sui bastioni le artiglierie. La guarnigione, assai numerosa per sopperire alla condizione del forte, non ancora in istato di valida difesa, si componeva di gente di più province italiane: Romani, Napoletani, Lombardi e Veneti, oltre a pochi Svizzeri, assoldati dal Governo. Quindi varii i dialetti, varii i costumi e le foggie. Non ancora provveduti di caserme, gran parte bivaccavano a ciel sereno : e quindi varii i gruppi, le scene. Spettacolo veramente sublime! Aggiungi il suon de’ tamburi e delle trombette che si esercitavano, le grida de’ venditori, de’ lavoratori e de’ mulattieri napoletani, e le allegre canzoni del soldato che combatte per la libertà e per la patria! Tratto tratto dominava quel frastuono il tuonar del cannone, che facea