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mavasi per guardare i forti dalla parte del mare e il littorale veneto dalle minaccie della squadra austriaca. La qual difesa non era certo meno importante di quella delle Alpi. Avute alcune istruzioni di cannone, arma sconosciutissima, e di fucile pure da alcuni vecchi artiglieri di marina, quel corpo fu diviso in due compagnie, disposte nei punti più importanti del lungo lido. Quivi, esercitate del continuo dagli abilissimi ufficiali Erenthaller e Stefanio, Venuti e Formentini, ebbero campo di dimostrare il proprio coraggio negli allarmi notturni ed in alcune scaramuccie con imbarcazioni nemiche, che tentavano l’approdo. Venuta in appresso, il 46 maggio 4848, la flotta napoletana nell’Adriatico, e ritiratasi la debole squadra austriaca, que’ volontari furono di là richiamati. Alcuni, e specialmente Alessandro Levi e Luigi Tolotti, perchè non andasse disperso quel fiore di gioventù già iniziata nell’uso del cannone, arma che sopra tutte dovea difender Venezia, apersero ruoli per formare una legione di volontari sotto gli auspici de’ primi màrtiri veneziani Attilio ed Emilio Bandiera e Domenico Moro. E qui giova ricordare come una delle prime memorie che la redenta Venezia splendidamente onorasse, fu quella de’ suoi tre figli; i quali, allorché sui campi sanguinosi di Cosenza ella seppe essersi per l’Italia sagrificati, non aveva potuto che piangere di nascosto 1 I calcolatori de’fatti compiuti giudicarono quella un’impresa immatura, infruttuosa e da disperati; ma noi, gioventù, riandando nella memoria quella segreta educazione che ci preparava ad agire, possiamo affermare che l’eroismo dei màrtiri di Co-