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le artiglierie, perchè attaccati per mare e per terra in quasi tutti i punti delle nostre fortificazioni, il medesimo giorno 21 di giugno la Commissione militare decretò : « A riparare le perdite avute dal valoroso corpo « d’artiglieria Bandiera e Moro se ne riaprono i ruoli:
» ognuna delle due compagnie sarà portata al numero » di centocinquanta tra militi e graduati ». Infatti oltre otto morti e trenta feriti a Marghera, se n’ ebbero tre altri morti, e varii resi inabili da gravi malattie e dalle ostinate febbri di un anno intero; cosicché il corpo era ridotto presso a poco al numero di una sola compagnia (1). I momenti supremi fecero tacere qualunque
   (l) Incontrarono sul campo la morte degli eroi:
   Giovarmi Cattaneo, di Venezia, studente; fu dei cruciati di Palmanova.—
   Carlo Borgata, di Venezia, studente. (Della lor morte abbiam detto’). —
   Domenico Baroni, di Rovigo, dottore in ambe le leggi, a ventiquattro anni. Combattè a Treviso, a Vicenza; il di 24 maggio, a Marghera, sul cannone fu ferito nella coscia da una scheggia; pochi giorni appresso spirava. Mesto e pensoso sempre, non ebbe sete di sangue; pugnò per la patria, e cadde. —
   Enrico Andrio, di Dolo, nella provincia di Venezia, a venticinque anni. Il 24 maggio, nel discendere dal cannone che avea puntato, una palla lo coglie al ventre; egli cadde sul busto, e proferì Tuniche parole: « Madre mia! » —
   Domenico Scarpa, di Venezia. Una palla gli troncò il braccio il 24 maggio, e poco tempo appresso morì. —
   Giuseppe Pinzi, giovane israelita, di Venezia, che aveva un altro fratello allo stesso pericolo. Il 4 maggio fu il primo ferito. Nella amputazione della coscia spirò, raccomandando a’ suoi compagni_di farsi onore. —