91 glieri, napoletani; altri, lombardi; altri, veneti; altri, d’altre province italiane; entrovi, qualche straniero. Acciocché s’abbia contezza del coraggio e della perizia di quel corpo egregio, conviene rammentarsi del giorno 27 d’ottobre (1848), il 4, il 25, 26, 27 di maggio di questo quarantanove, a Marghera (senza accennare del-l’altre troppo spesse e troppo minute occasioni); e manifesto apparirà che l’artiglieria Boldoni era stupenda. Vero è che il nerbo suo consisteva ne’ Napoletani, artiglieri sovr’ogni credere spertissimi; ma è vero altresì che di nuovi, e non pochi, eran con essi, i quali in breve spazio di tempo riuscirono degnissimi compagni de’più provetti. Ma io vo’ dimostrare appunto che gl’italiani traggono dalla loro natura la migliore attitudine a divenire artiglieri. Nè i Napoletani sarebbero tali, se codesta attitudine non avessero (ciò ch’è ornai provato e sperimentato); ond’io dico che il numero maggiore di Napoletani nel corpo Boldoni non iscema la reputazione sua in poco tempo meritamente guadagnata, anzi l’accresce, giacché il loro esempio, o meglio la fama loro destò negl’inesperti il desiderio d’emularli, e ne aguzzò l’ingegno, talché gli ultimi nelle cognizioni e nella pratica si confusero co’ primi. Nè soli i Napoletani avrebbono messo in istirna quel corpo, se i nuovi aggregati fossero mal riusciti; perocché è un fatto, che la perfezione e l’armonia del tutto risulta dalla perfezione e dall’armonia delle singole parti. Aggiungo in conclusione che la prestezza, onde i nuovi arruolati appresero l’arte del cannone, prova (ciò che vuoisi pel mio