79 temmo notare la differenza de" nostri lavori da quelli del nemico, ed ebbero anche da questo i meritati elogi. Il nemico, disperando ormai di poterci vincere colle armi, avendo già tentato invano qualche altro attacco, fece una terribile sosta, la quale noi stimavamo vantaggiosa per risparmiare le scarse nostre munizioni. La fabbrica di polvere, costruita nell’isoletta detta la Grazia poco tempo prima, ci somministrava ogni giorno circa settemila funti di polvere, così detta rivoluzionaria (dal modo onde si fabbrica), ma se ne consumava molto di più. Per disgrazia avvennero due esplosioni in quella fabbrica, e da ultimo poi ci venne meno in città anche il salnitro, e però si dovette pensare a raccoglierlo. La terribile sosta del nemico cessò il 29 di luglio alle undici ore di notte, giorno di domenica. Dalle nostre batterie udendo spessi e fortissimi tiri, li reputammo dapprima diretti contro di noi, e vi rispondemmo con energia; ma, tendendo meglio l’orecchio, i cannoni nemici mandavano un lungo urlo, che si perdeva con acutissimo fischio nel cielo. Poi udimmo dei tonfi nella città. Da quattro batterie, a San Giuliano, alla testa del Ponte, a Campalto, ai Bottenighi, con cannoni da trentadue ed in appresso con paixhans da ottanta, segnando un angolo della portata massima di 45.° con palle, e palle infuocate, e granate, giunse il nemico ad offendere oltre due terzi della città per un arco di cerchio di cinque-milatrecento metri di raggio. Del resto, la città ci pareva deserta; non si udiva là dentro nè grida, nè altro strepito.