ISO 2. Venezia, 27 maggio 1849. Ordine del giorno del generale in capo Guglielmo Pepe, con cui annunzia lo sgomtira-anento dalla fortezza di Margliera. Il presidio di Marghera, che comandava il colonnello Ulloa, ha meritalo l’ammirazione del Governo veneto, del generale in capo, ed otterrà gli applausi dell’Italia tutta, allorché si conoscerà la parte storica dell’assedio che sostenne contro le truppe e le artiglierie nemiche, per numero esorbitanti. Se si avesse potuto consultare, per la durata della sua difesa, soltanto l’audacia, il patriottismo, l’invincibil valore di osar tutto, di sopportare ogni fatica, onde erano animati i difensori della piazza, essa si sarebbe sostenuta per qualche altro giorno, ed avrebbero i nostri respinto più di un assalto. Ma il Governo, il generale in capo, il Consiglio di difesa decisero la sua evacuazione , riflettendo che la perdita di Marghera non compromette la sicurezza della Laguna; che le centocinquanta bocche da fuoco nemiche ne avrebbero scemato i mezzi di difesa ; e che in fine bisognava conservare quegl’intrepidi alla difesa indispensabile della nostra città e dell’estuario. Fu sgomberato perciò Marghera la notte scorsa , operandovi in tutt’ordine la ritirata. Se noi deplorar dobbiamo perdite inapprezzabili, non ride il nemico per le sue numerosissime. Sopra il nostro presidio di duemila e cinquecento uomini di tutte le armi, quattrocento rimasero fuori di combattimento. Sappia il popolo della Venezia e d’Italia, che non si conosce piazza in terra-ferma la quale non debba cedere ad un assedio regolare, e che il nemico impiegò contro Marghera mezzi superiori a quelli che richiedonsi per la presa di una piazza di prima linea, mentre la nostra era, tutto al più, di terz’ordine.