62 volesse prenderlo con lavori regolari, quanto distruggerlo. Quindi il forte, rotti i ponti, rotte le strade, non avrebbe permesso il trasporto delle artiglierie, se non con molto tempo e con mezzi straordinari, i quali allora non si avevano, ed usando pure di questi mezzi straordinari, il nemico facilmente se ne sarebbe addato, e c’era mestieri di tutta la finzione, precisione e lestezza per una ritirata cosi bella al pari che fortunata. La più giusta accusa è forse contro il Governo, il quale per serbare questo piede-a-terra al Piemonte, non si è appigliato per tempo al partito o di fortificare viemeglio Marghera, o di abbandonarlo prima che l’Austria venisse là a disfidarci. Ad ogni modo, la nostra resistenza ci fece apprezzare dal nemico medesimo, il quale per espugnare un forte di terza classe (e questo è il merito principale di chi sostiene un assedio), dovette spendere un mese in grandiosi lavori. Egli confessò inoltre di aver avuto contro di sè un nemico valoroso; ed entrato in Marghera, ne diede questa relazione: « Marghera offre un aspetto spa-» ventevole; non si può fare un passo senza incontrarci » nelle traccie della distruzione prodotta da noi: i po-» chi edilìzi sono un mucchio di rovine; i terrapieni e le » palizzate distrutti in modo, che non si riconosce ìpiù »la loro forma; insomma noi ammiriamo i nostri ne-» mici, che hanno sostenuto questi giorni terribili senza » cedere prima ». XIX. Il 31 dello stesso mese di maggio, convocata l’As-