448 tare dell’altre batterie, il comandante della fortezza ordinava la mattina del 9 (maggio) una vigorosa sortita. Alle ore tre e mezzo del mattino due colonne si spinsero dalle lunette N.° 4 2 e N.° 13 verso la linea nemica; la prima delle due colonne lungo la strada ferrata; la seconda, lungo ambedue le sponde del canal di Mestre. S’avanzarono, dall’una e dall’altra parte arditamente al passo di carica, e per più fiate respinsero gli Imperiali dalle teste di zappa sin dietro alla linea principale della trincea; e benché dietro a codeste fossero numerose riserve, ivi all’uopo rannate e difese da parecchie macchine di razzi, pur guadagnarono, per non breve spazio di tempo, palmo a palmo il contrastato terreno. Com’ebbero verificato la forza nemica e la interruzione de’ lavori, cominciarono a ritirarsi, dopo quasi un’ora di fuoco, nel più bell’ordine protetti dalle artiglierie della fortezza. L’indicibile coraggio de’ nostri soldati, che bramavano di farsi corpo a corpo col loro nemico, fu cagione di qualche morto. Ma il danno per noi fu minore che per l’inimico, tempestato com’era da’nostri cannoni. Ambedue le colonne rientrarono verso le ore sei, mentre la fortezza seguitava a cannoneggiare. — Ma qui è degno narrare una lodevole gesta. Due militi della compagnia svizzera, che restarono gli ultimi, allorché l’una delle due colonne ritiravasi verso la lunetta N.° 43, caddero inosservati, morto l’uno, l’altro ferito sul campo a pochi passi dai nemici trinceramenti. Parecchi de’ nostri soldati tentarono ogni via affine di ricoverarli; ma fu invano tea*