— 133 — ri continuamente, ad ogni momento, in ogni luogo. Troppo poco tempo è passato dall’epoca in cui, nel 1848, il Comune di Spalato chiamato a Zagabria per discutere dell’annessione della Dalmazia alla Croazia rispondeva che: «Spalato non poteva formar parte di una nazione di cui non conosceva la lingua, parlata in Dalmazia unicamente da illetterati» e chiedeva invece «che fosse compartecipe dei futuri destini della sezione italiana dell’austriaco Impero» e ancora oggi a chi attenta alla italianità di Spalato si potrebbe indicare il Palazzo di Diocleziano e le donnette che passano parlando in veneto. Ma questo per quanto ancora? Per quanti anni potrà resistere la lingua nostra agli assalti continui, feroci, tremendi che le vengono mossi? Ah non certo queste giornate di servitù avranno predetto per Spalato, il suo fondatore, quelli che ne difesero la romanità,