21 di Navarino, compiacevasi di quelle belle disposizioni, e molto secoloro intrattenevasi. Se poi veduti tu li avessi a primi tiri di bomba! Raccolti in gran numero attorno il mortaio, consultavano ora le loro tabelle, ora il parere del maggiore, verificandosi l’un l’altro la punteria: quindi disperdevansi qua e là sui parapetti, e la bomba scagliavasi; tu vedevi nei loro volti la sospensione, i loro occhi seguitavano, per quanto era dato, nell’aereo viaggio il proiettile! Musto, nell’abbandonare Venezia, con un’afTettuosa lettera si licenziava da que’ giovani che tanto avea preso ad amare. Succedutogli nel comando dell’artiglieria del forte Carlo Mezzacapo, uomo fornitissimo di cognizioni dell’arte e d’indole soave, fece oggetto delle sue cure quel corpo che volea istruire nell’artiglieria di campagna. Egli tenne lezioni nella caserma loro, e l’esposizione sua era sì chiara, sì belle le sue osservazioni, che altri ufficiali pure d’altri corpi traevano ad udirlo. Finalmente nei tiri che tratto tratto faceansi sugli avamposti o su qualche lavoro nemico, davano a divedere che sarebbero riusciti buoni tiratori. Da ciò tutto ne avveniva che i comandanti del circondario e del forte grandemente li apprezzassero. À loro fu interamente affidata la esterna cinta del forte, che si componeva di quattro bastioni, colle rispettive cortine armate di mortai. Il generale Paolucci, che tenne il più lungo comando del forte, senza sua scelta, due di loro ne prese a suoi aiutanti, e nel fare le notturne ronde ai posti avanzati prendea da loro la scorta. Negli allarmi, di notte frequenti, e specialmente in quel