Allora ai seicentomila serbo-croati bisogna fare qualche tara, bisogna togliere qualche decina di migliaia e più di italiani, quelli che si sono conservati tali attraverso le lotte e le pressioni più violente, quelli che hanno ceduto innanzi alla fatalità degli eventi e quelli che hanno abbandonato dopo anni ed anni la Dalmazia, il paese, la casa degli avi, che sono oggi sperduti nelle città italiane. La sola Trieste ne ospita oltre diecimila. Fiume qualche migliaio, Pola anche, e poi Milano, Torino, Roma. Questi attendono fiduciosi l’ora ed il giorno in cui potranno tornare padroni in casa propria. Ed ai seicentomila serbo croati bisognerebbe anche toglier“ i trecentomila mor lacchi sulle cui origini lontane si può discutere ma che, pur non essendo italiani non sono però nè croati nè serbi e certo desidererebbero molto più essere sudditi dell’Italia che della Jugoslavia. Non per motivi sentimentali o storici ma solo nella