SPALATO, Aprile. Quale e quanto sarà stato lo splendore di questo magnifico, enorme, maestoso palazzo di Diocleziano le cui colonne, le cui mura, i cui archi sfidano ancora dopo oltre sedici secoli lo sforzo livellatore del tempo e la ira degli uomini? Non credo che vi sia immaginazione così fervida da potere raffigurare la vita di questa casa veramente imperiale più vasta di un paese, d’una città. Con tutta la corte di questo imperatore che aveva impresso al respiro possente di Roma il segno personale e se n'era tor-tornato sulla riva del suo mare, del mare doppiamente latino e per la conquista delle legioni e per gli uomini che alle aquile, alle armi, alla vita civile aveva dato. Una corte di ufficiali, di donne, di schiavi, di guardie del corpo, di impiegati che tro-