— 101 — l'Adriatico, pescatori e naviganti si riferivano al bianco leone di Sebenico. Questo tia dato sul nervi al re che, suo malgrado, entrando a Sebenico nel dicembre 1925 dovette passarvi sotto ed ammirarlo. Il desiderio chiaramente o larvatamente espresso fu un ordine. I marinai della marina jugoslava scalpellarono il glorioso leone a ■colpi di mazza e ne gettarono i rottami in mare. Il Leone, che già i Francesi avevano un’altra volta abbattuto durante il breve e fortunoso periodo napoleonico, ricostruito per volere di un Arciduca d’Austria più tardi, cadeva per la seconda volta per mano jugoslava, nel dicembre del 1925. Strana concomitanza di azione, a cosi grande distanza di tempo, tra jugoslavi e francesi: quanto valore postumo ha il gesto dell’arciduca austriaco! La Jugoslavia, diretta erede dell’aquila bicipite, è peggiore, molto peggiore, dell’Austria.