— 264 — slavi formano la massa, informe, senza volontà, senza idee, senza storia, mera vigliati anch’essi della sorte che il destino ha loro riservato. Con tinte attenuate ma con differenze ben precise permangono le divisioni di ieri, degli anni lontani. Gli uni sono gli eredi di Roma e di Venezia, gli altri sono i nipoti di quelli che i Turchi cacciarono verso il mare e chiesero aiuto e ricovero alle città ed ai castelli che sotto l’insegna della Dominante resistevano ad ogni as salto, rompevano ogni marea. Quelli hanno nel sangue l’abitudine al comando, alla vita pubblica, all’esame, alla valutazione ed alla risoluzione dei problemi collettivi, questi nulla conoscono oltre la loro casa, oltre il piccolo campo, la capra e l’asino. Lo slavo di fronte all'italiano si sente in feriore, lo riconosce. Contro questa naturale inclinazione, contro questo pacifico-riconoscimento della superiorità italiana, sono insorti i piccoli nuclei di politicanti,