439 chiesto con istanza di servire al piazzale. Trenta gendarmi e pochi cacciatori del Sile corsero a baionetta in canna guidati dal Cosenz. Frattanto San Secondo cessò il fuoco dell5 artiglieria. E quella mano de’ nostri, senza colpo sparare, alla baionetta, perchè l’Austriaco non ama il cimento di quella, i più respinsero, altri fecero prigioni, altri uccisero. Noi non perdemmo alcuno. Ma il piazzale fu riacquistato. La bandiera imperiale sventolò sui nostri spaldi; ma fu per mezz’ora. Ritornati gli artiglieri ai loro posti, e messisi per cannoneggiare, quasi a segnale di più aspra vendetta, li trovarono quasi tutti inchiodati. Intatti ne restavano due. Allora ad avventar palle. Fu invito all’artiglieria di San Secondo e alle piroghe, che ripresero a fare altretanto incontro a San Giuliano; e i nostri mortari bombardavano. Agl’Imperiali fu disfida orgogliosa. Dall’opposto ponte restante, ove coloro avevano collocati mortari, alle bombe de’Veneziani rispondevano colle bombe; e col-l’artigliera all’artiglieria de’due forti. Paurosa notte fu quella; eppure Venezia n’ebbe appena sentore. Sull’alba la batteria del piazzale era rinnovellata e pronta. Ma tuttavia gl’imperiali per che modo poterono accostarsi al bastione? E codesto che altri non sa dire. Del resto si credettero che fossero già appiattati sotto gli archi del ponte. Che l’infortunio procedesse da tentato tradimento, non è provato, nè io vorrei provarlo, che noi saprei fare. Parve atto d’audacia negl’imperiali e nulla più, perocché impossibile sarebbe loro riuscito durare in quel luogo.